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martedì 19 agosto 2008 provincia pag. 23
MARANO. Un percorso della memoria al monumentale Ossario
Pellegrinaggio ai siti
della Grande Guerra
Ricordare la grande guerra, un sacrificio su cui si basa la pace di oggi.
Recentemente il gruppo Alpini di MARANO di Valpolicella ha ripetuto l’ormai
tradizionale uscita sui luoghi della memoria.
Dopo Pasubio e Carso, quest’anno è toccato al Monte Grappa, un altro di quei
sacri siti che sono legati all'epopea della Grande Guerra.
Luoghi che, seppure lontani nel tempo, rimangono comunque vicini alla gente
di oggi. Un viaggio nel ricordo per le penne nere maranesi, ma anche
un’occasione per ritrovarsi e tornare alle cose semplici, come il menù
tipicamente alpino che lungo il percorso rinfranca corpo e spirito: pane,
salame e «goti» di vino bianco o nero, che per gli alpini il colore non fa
differenza. Davanti agli occhi la vetta del Grappa e il suo monumentale
Ossario.
«Il luogo invita ad un silenzioso raccoglimento», commenta Mario Lonardi,
dell’Ana maranese «e ad un pensiero per quelle migliaia di giovani, italiani
ed austriaci, che non hanno fatto più ritorno, che non hanno potuto
continuare a vivere la loro esistenza».
Il sacrario del monte Grappa è stato costruito tra il 1932 ed il 1935 per
raccogliere dai molti cimiteri, sparsi sulla montagna, le spoglie di circa
23.000 giovani, dei quali 12615 italiani e 10295 austro asburgici.
«Questi pellegrinaggi, perché di questo in fondo si tratta», sottolinea
Lonardi, «sono voluti e sentiti soprattutto dai nostri giovani alpini».
La gita ai luoghi della prima guerra mondiale riveste una funzione etica e
psicologica importante.
«Tutti, al ritorno, ci sentiamo contenti di aver passato una giornata
assieme, ma in particolare per non aver dimenticato tutti quei ragazzi che
hanno sofferto gli orrori della guerra. Non avranno capito il perché del
loro sacrificio, le ragioni della guerra, molto probabilmente non riusciamo
a capirle nemmeno noi adesso. Però sentiamo che il benessere che viviamo
oggi, la pace che l’Europa occidentale attualmente gode, la speranza che la
nostra terra non conosca più la guerra, ha origine da quell'immane
sacrificio che sono state le due guerre mondiali». G.R. |