Oratorio di Santa Cristina

MARANO DI VALPOLICELLA

 

Le foto dell'Oratorio S. Cristina
 

L’oratorio di Santa Cristina presso l’omonima contrada ai confini di Prun venne edificato presumibilmente agli inizi del quarto decennio del XVI secolo, «ex hominum devotione», e se ne ha comunque una prima attestazione in occasione della visita pastorale del 1532 come soggetto alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Prun (FASANI 1989, II, 1065); nell’occasione si raccomanda di tenerlo aperto al culto e di celebrarvi: alla scopo è in via di allestimento l’altare, mentre il paliotto è già stato ultimato.

Con atto del 4 ottobre 1612 la chiesa viene beneficiata da Domenica Magri d’un legato per la celebrazione di cinque messe annue nelle ricorrenze di Santa Cristina, di Sant’Agata, della Madonna della Neve, di Santa Caterina e di Santa Lucia; e ancora un atto testamentario, redatto il 17 luglio 1630 per tale Giacomo Spiazzi del fu Bartolomeo «jacens super porta ecclesie Sancte Cristine», lascia intuire che l’edificio fosse stato adibito a lazzaretto nella tragica circostanza della peste. Cessata l’epidemia la chiesa dovette riprendere le sue abituali funzioni, con la confraternita di Santa Cristina che provvede a mantenerla, e quando vi si celebra i paramenti vengono portati dalla parrocchiale di Prun.

Agli inizi del Settecento, nel corso della visita pastorale del vescovo Marco Gradenigo, viene riscontrata la presenza di un eremita, tale Giovanni Bonesini, terziario francescano, che funge da custode e risiede in una casetta addossata al lato occidentale della chiesa, al cui mantenimento provvede ora il Comune di Prun, anche se vi contribuiscono pure le pie elemosine, come s’apprende dalla seguente visita pastorale del 1735. La chiesa, sempre custodita dal detto eremita, ha il solito altare con dietro un coro semicircolare che può essere usato alla bisogna da sacrestia; i paramenti comunque, quando s’officia come in occasione del legato Magri, vengono ancora prelevati dalla sacrestia della parrocchiale, alla quale si riconosce così una certa indennità d’uso. Il visitatore tuttavia dispone che s’acquisti almeno una veste talare per l’officiante di turno, per lo più il parroco di Prun.

 

Nel 1807, in seguito al decreto napoleonico sulla soppressione degli oratori, anche il nostro dovette andare alienato, anche se non risulta che fosse mai sospeso, almeno così s’intende da un’istanza del Comune di Prun presso la curia vescovile per avere documentazione dei suoi diritti sulla chiesa per i quali aveva una vertenza col demanio ormai più che ventennale. La pendenza comunque, come detto, non dovette pregiudicare l’uso liturgico dell’oratorio, la cui sacrestia, per esempio, ancora nella visita del 1809 è provvista dei paramenti necessari, mentre dalla visita del 1839 s’ha conferma che vi si officia e vi si spiega il Vangelo da parte del parroco di Prun almeno una domenica al mese.

Un’epigrafe lapidea, murata sulla parete esterna di levante, rammenta una raccolta di elemosine del 1867; quindi l’ultima visita del secolo, a opera del Canossa nel 1878, la quale conferma per la nostra chiesa la condizione di pubblico oratorio, che, pur ignorato all’inizio di questo secolo negli atti della visita pastorale del Bacilieri, sussiste tuttora in condizioni di decoro e oggetto della pietà della gente della contrada.

L’oratorio di Santa Cristina si presenta oggi con l’elegante facciata monocuspidata in stile neoclassico, ultimata presumibilmente intorno alla fine del Settecento, su cui spiccano due coppie di pseudo colonne, tra le quali il rettangolare ingresso principale con stipiti ed epistilio lapidei, a sostenere idealmente un architrave sopra il quale parrebbe di scorgere nella continuazione della parete i segni d’un intervento successivo con conseguente sopraelevazione dell’edificio; in questa s’apre nel mezzo un’ampia finestra rettangolare protetta da inferriata e con cornici lapidee, sullo spiovente occidentale del tetto un modesto campaniletto a vela. La parete ovest è interamente nascosta dall’addossarsi del romitorio, eretto agli inizi del Settecento e sopra al cui ingresso sono murati i frammenti d’una lapide recante l’iscrizione «A.D. / ELEMOS / EREcTUM» e riferentesi forse all’erezione stessa della chiesa, e della sacrestia, risalente invece questa alla seconda metà del Settecento; la parete est, invece interamente visibile, scorre via uniforme, movimentata appena dalla apertura delle due finestre rettangolari edalla lapide, di cui s’è già detto, a memoria di una raccolta d’elemosine per Santa Cristina nel 1867.

L’interno, le cui pareti sono ravvivate dalle stampe ottocentesche della ViaCrucis, è a un’unica navatella con volta a botte che conduce attraverso un’elegante ampia arcata a tutto sesto al presbiterio rialzato e a pianta rettangolare, venuto a sostituire presumibilmente intorno alla seconda metà del Settecento o forse nel secolo successivo l’originaria abside circolare; qui sta un altare marmoreo, dietro al quale, affissa alla parete di fondo, in una moderna cornice di marmo rosso Verona, sta la pala ricordata fin dal 1779 e raffigurante La Vergine fra le Sante Lucia, Agata, Cristina e Caterina d’Alessandria : le Sante nelle cui ricorrenze si celebrava ancora dal primo Seicento in ossequio al lascito di Domenica Magri. Dal coro s’accede infine alla sacrestia dove, murato sulla parete nord, è conservato il tabernacolo un tempo sull’altare e ricordato nel corso della visita pastorale del 1843.

(tratto dal libro edito dal comune, Marano Valpolicella, 1999)