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Resti del Rio della Presa o Dugal
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Data la sua conformazione geomorfologica la valle di
Marano risulta discretamente ricca di acque. Dalla
fine
del Cinquecento abbiamo notizie precise e documentate delle modalità
secondo le quali le comunità le utilizzavano. Nella zona di Marano vengono
rilevate in particolare dal
Campion delle strade e dei dugali
(un registro del Comune di Verona, che
contiene una ricognizione e legittimazione di tutte le strade e corsi
d’acqua del territorio veronese) del
1589
tre fonti comuni:
- la Fontana Grande
che sgorga sulle terre degli eredi di
Leonardo Bonazzi e scorre, «per aqueductum [‘aqueductus’, condotto artificiale]
et dugale», sino al Progno in contrà Prognolo;
- la Fontana
detta di
Vagialto
che sgorga in
contrà Vagialto
e sfocia nel Progno;
- la Fontanella
che sgorga in
contrà Spurloni
nelle terre del dottor Filippo Morando e
confluisce
nel Progno in contrà Prognolo.
Il Progno funge da collettore sia per le acque «pluviales» che per quelle
delle fonti almeno a partire dalle contrade Prognol, che proprio dal corso
d’acqua trae la sua denominazione, e Quaranzano. Le acque così convogliate
azionano i mulini di Marano e di Valgatara. Infatti, a valle, ai confini
tra Marano e Valgatara, in contrà detta Bione, al mulino di Montresor
Galvani iniziano sia il Progno che, scorrendo per il territorio di
Valgatara, esce a Semonte in contrà Bacini o Badin, sia il Dugal detto
delle Fontane che scende parallelamente al Progno e scorre agli altri
mulini di Valgatara fungendo all’occorrenza da condotto regolatore.
(tratto dal libro edito dal comune, Marano Valpolicella,
1999)
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Ignoriamo quando furono costruiti i primi mulini. Di
essi si parla nel decreto di Cangrande della Scala rilasciato nel
1325
per dirimere le controversie sorte tra gli
abitanti e i proprietari dei mulini sul Dugal. Poiché le sorgenti e il
Progno non si prestavano a dare forza motrice sfruttabile, fu cavato il
fosso che nei secoli ebbe varie denominazioni: Dugal delle Fontane, Rio
della Presa, ecc. L’inizio del fosso avveniva dalla sponda sinistra del
Progno e da alcune sorgenti presso la contrada Prognol. Il suo corso
si sviluppava ora a sinistra ora a destra del Progno (per ultimo a destra)
per sfruttare la pendenza del fondovalle allo scopo di ottenere il maggior
numero di salti possibile. L’attività molitoria si svolgeva durante i
giorni feriali fino
alle ore 16
precedenti il dì festivo, fosse domenica o
altra festa di precetto, e riprendeva la mattina successiva al dì festivo.
Il numero dei mulini attivi lungo il Dugal delle Fontane o Rio della Presa
variò nel corso dei secoli. Nel
1660 erano otto, e furono
cartografati dal perito Alvise Scola in una bella mappa datata
1
agosto 1660
(ASVe,
Beni Inculti, Verona,
44 .9),
che utilizzeremo anche nella scheda successiva. Nella mappa i mulini sono
numerati progressivamente dal basso verso l’alto, cioè da Valgatara al
Prognol, con il nome del proprietario. Noi seguiremo l’ordine inverso
secondo le nostre consuetudini. Ogni mulino aveva una ruota a vaschette ed
era capace, pertanto, di una piccola produzione. Ciascun proprietario o
fittavolo
doveva tenere pulito il fondo del Dugal dal mulino precedente al suo o
dalla presa d’acqua presso il Prognol al primo mulino e, ovviamente,
vigilare che l’acqua non fosse ‘rubata’ da qualcuno per irrigare oltre
alle 24
ore prefestive e festive, nelle quali
l’attività molitoria cessava. Risulta dalla mappa di Alvise Scola che
l’acqua, misurata nel progno prima dell’inizio del Dugal, era stata
trovata pari a 16,21
litri al minuto secondo, e dopo l’ottavo
mulino di 36,47
litri al minuto secondo. Quantità miserella
per muovere la ruota e le macine. Il primo mulino apparteneva a Gio.
Giacomo Terzi ed era ubicato dove si trovava il mulino Farinona. Il
secondo, di Giacomo Gugelmi, si trovava dove era ubicato il mulino
Castellani. Il terzo, di Zuane Ottolini, si trovava nella località Molino
prima che il Dugal fosse condotto alla destra del Progno. Il quarto mulino
apparteneva ad Antonio Gugelmi e a Pietro Ferrari ed era a breve distanza
dall’altro. Anche il quinto, di Pietro Rico, era poco lontano dal
precedente. Il sesto mulino, di Pietro Lunardi, si trovava alla destra del
Progno; il settimo, di Iseppo Brentarolo, era situato dentro la corte
dello stesso. L’ultimo, di Giulio Giona, era alla sinistra del Dugal,
anch’esso al margine di una corte agricola. [ez.f.
]
(tratto dal libro edito dal comune, Marano Valpolicella,
1999)
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