<%@ Language=JavaScript %> Marano di Valpolicella

 

CILIEGIE

MARANO DI VALPOLICELLA

 

da l'Arena - mercoledì 13 ottobre 2004 provincia pag. 26

L’agricoltura resta la risorsa primaria, l’ambiente preservato apre prospettive
Ciliegie e vino sono i prodotti tipici ma ora si può puntare sul turismo

La cerasicoltura iniziò a imporsi nella valle di Marano verso gli anni Sessanta del Novecento. Nel 1962 l’amministrazione guidata dal sindaco Borghetti aprì il mercato delle ciliegie, cui fa tuttora capo la cooperativa cerasicoltori di Marano e che rimane un punto di riferimento importante per tutta la zona. La Valpolicella infatti contribuisce con i suoi 7.000-8.000 mila quintali di ciliegie all’anno, al primato produttivo di Verona nel Veneto: oltre 150mila quintali.
Ma forse prima delle ciliegie, poiché l’attività agricola rimane anche oggi alla base dell’economia di Marano, un altro prodotto sta portando il nome del paese in giro per il mondo: il vino. Scomparsa quasi del tutto la mezzadria, l’agricoltura ha subito anche in questa valle una forte spinta all’innovazione tecnologica e, pur registrando una diminuzione della superficie vitata, è parimenti aumentata la qualità delle coltivazioni. Oggi infatti oltre il 98 per cento dei vigneti rientrano nell’area a denominazione d’origine controllata Valpolicella; al tempo stesso, più di un’azienda comincia a riflettere sulle opportunità di miglioramento economico offerte dalla nuova moda del turismo enogastronomico, che potrebbe essere soddisfatto senza fatica da un adeguato sviluppo delle attività agrituristiche.
Più recente contributo all’economia locale è quello apportato dalla cassa rurale e artigiana (oggi Banca di Marano Valpolicella), risorta nel 1984 dopo essere stata attiva dagli inizi del secolo scorso fino alla seconda guerra mondiale. La banca trova la sua clientela tra artigiani, imprenditori medio-piccoli e aziende vitivinicole. L’attività è cresciuta di pari passo con il benessere economico di tutta la valle, come dimostra l’apertura delle numerose: nel 1993 ad Arbizzano, seguita da Sant’Anna d’Alfaedo, Valgatara (Rugolin), San Pietro in Cariano, Negrar, Sant’Ambrogio. Nata grazie a poco più di 200 soci, oggi la banca ne conta circa 600 ed è protagonistaanche della vita socio-culturale ed economica non solo di Marano, ma di tutta l’area valpolicellese. «Fare banca solo vent’anni fa era notevolmente diverso da oggi», dice il presidente Gian Maria Tommasi. «Anche la nostra banca ha dovuto adattare strutture e organizzazione. Ma il nostro voler essere banca della comunità e per la comunità non è mai venuto meno, perché il senso del nostro operare sta nell’attenzione».
Per far conoscere ai maranesi la nuova realtà bancaria venne scelto da subito un mese significativo per l’economia locale: giugno, il mese delle ciliegie, la cui coltivazione registrava in quegli anni un interessante incremento, mentre andavano sempre più sparendo altre colture, come il frumento, su cui fino a quel momento si era basata l’economia di Marano. (e.t.)