<%@ Language=JavaScript %> Marano di Valpolicella

 

LA TERRA DI MARIUS

MARANO DI VALPOLICELLA

 

da l'Arena - mercoledì 05 aprile 2006 inserti pag. 50

La terra di Marius
divenne poi
il paese di Marano

A 17 chilometri da Verona, Marano è un Comune nel cuore della Valpolicella, su una superficie di quasi 19 chilometri quadrati.
Il suo toponimo è piuttosto facile da spiegare: sembra derivare dal latino tardo Marianum, che significa “terreno di proprietà di un Marius”.
Così lo spiega il maggior studioso di toponomastica veneta, Dante Olivieri, mentre Mario Franzosi, in uno studio sulla rivista “Vita Veronese” del ’64, trova un collegamento storico molto importante. Ritiene, infatti, che la zona potrebbe essere una delle tante percorse dalle schiere di Caio Mario, in guerra con i Cimbri nel 101 avanti Cristo.
Come è noto si tratta di uno dei momenti della storia romana più significativi, collegati alle imprese militari del generale che poi diventerà esponente dei “popolari” in contrapposizione con Silla, in quella che è stata la prima guerra civile romana. Questa comunque resta un’ipotesi che non ha fonti precise.
Invece per quanto riguarda la documentazione storica, è in un documento dell’anno 1184, che risale all’epoca di Federico Barbarossa, quindi al Medioevo, che si trova citato Maranus.
Per quanto riguarda le frazioni, Marano ha Valgatara e San Rocco. E’ la prima ovviamente la più interessante dal punto di vista etimologico. Infatti Valgatara, secondo il già ricordato Olivieri, deriverebbe da cattus, da cui poi gato, gata, in riferimento all’animale domestico. Ma, sempre lo stesso studioso ipotizza anche una derivazione dal termine gàtolo che, in veneziano, significa cloaca, mentre in friulano indica la pianta del salice. Dunque Valgatara come Valle dei gatti, o delle cloache o dei salici.
Se, dunque, il toponimo è di origine romana, a Marano tuttavia sono numerose le documentazioni archeologiche più antiche, relative all'età del Rame. Sul monte Castelon è stato rinvenuto un “castelliere” cioè un abitato dell'età del Bronzo. In età romana, anche Marano come tutta la Valpolicella rientrò nel pagus degli Arusnati, come i Romani chiamarono la popolazione della zona che li ha preceduti, di origini retiche o etrusche, e sul monte Castelon, dove oggi si trova la chiesa di Santa Maria di Minerbe (o di Valverde), sorgeva un tempio dedicato a Minerva. Nell'alto medioevo sorsero numerosi vici (villaggi) e dal XII secolo Marano e Valgatara diventarono Comuni rurali.
Un bell’esempio di edificio romanico, relativo a questo periodo, è la chiesetta di San Marco in località Pozzo di Valgatara. Un tempo dedicato a Santo Stefano, poi, forse in omaggio alla Serenissima, mutato in San Marco, l’edificio sacro è documentato a partire dal XIII secolo, ma probabilmente esisteva già nel XII.
Nonostante la sopraelevazione della facciata del Sei-settecento, conserva ancora il suo aspetto tipicamente romanico. L’originale ingresso rettangolare è in pietra di Prun, mentre per tutta la lunghezza del tetto si snoda una cornice in tufo. L’interno è ad una sola navata e presenta sulla parete di fondo una piccola cappella, costruita tra la fine del '500 e gli inizi del '600. Una serie di affreschi tardo trecenteschi decorano le pareti interne.
Nel 1311, Federico della Scala divenne conte della Valpolicella e fece ristrutturare il castello di Marano (costruito nell’XI secolo), che verrà abbattuto nel 1325, anno della caduta di Federico. Con la dominazione veneziana vennero edificate alcune ville signorili. Tra le meglio conservate, villa Porta-Rizzini a Canzago e villa Guantieri in località Fasanara a Valgatara.
La più interessante dal punto di vista storico è villa Guantieri (dal nome della famiglia che la possedette dal secolo scorso), uno degli esempi meglio conservati di villa a portico e loggia con torre colombaia. Il nucleo centrale è quattrocentesco ed ancora nel Cinquecento una decorazione ad affresco ne ricopriva l'intera facciata. Notevoli resti di affreschi si trovano nella sala al primo piano della torre. A partire dal Cinquecento, la villa subì diversi ampliamenti, fra cui un edificio dominicale a fianco a portico e loggia e nello stesso periodo vennero aggiunte le scuderie di fronte alla torre colombaia.
Nel 1576 e nel 1630 la valle di Marano fu duramente colpita dalle epidemie di peste. Sotto i Francesi e gli Austriaci, Marano è Comune autonomo e, dal 1866, entrò a far parte con tutta la Valpolicella del Regno d'Italia. Maranesi si chiamano i suoi abitanti.
Emma Cerpelloni