da l'Arena - mercoledì 13 ottobre 2004 provincia
pag. 23
Il giornalista e scrittore che fu elogiato da Benedetto Croce
Giuseppe Silvestri, primo a battersi per l’ambiente
Libri e articoli per difendere la Valpolicella dalle devastazioni
«Sembra che il problema di fondo della civiltà moderna sia quello di
trasformare rapidamente ogni territorio in “ambiente edificato”… Questo
fenomeno ha investito anche la Valpolicella e rappresenta il rovescio della
medaglia; lo scotto che essa deve pagare per il conseguito benessere
materiale, sacrificando la sua natura e la sua tradizione alla moda
dell’urbanesimo che ogni giorno più la trasforma in un cementizzato sobborgo
cittadino». Frasi che si direbbero scritte oggi, e invece risalgono al 1969.
A firmarle è un illustre figlio di Marano, il giornalista Giuseppe
Silvestri, in chiusura di uno dei suoi libri più famosi, La Valpolicella ,
ancora oggi un’imprescindibile pietra miliare nella letteratura che si
occupa di questo territorio.
Cultore appassionato e preparatissimo di storia e di arte del Veneto,
paladino della Valpolicella e dei suoi tesori, accanito e implacabile contro
gli speculatori d’ogni genere, Silvestri era nato a Valgatara il 7 luglio
1899; durante la Grande Guerra era stato sottotenente di artiglieria, ma già
nel 1921 cominciava a scrivere per L’Arena e fin da subito si dedicò alla
difesa del paesaggio naturale e del patrimonio storico-artistico di Verona,
e non solo.
Non si contano i suoi interventi in difesa dell’ambiente del Lago di Garda,
dell’architettura rurale della Lessinia, dei centri storici delle città
venete, o a favore della valorizzazione delle ville venete: tra articoli e
servizi, c’è chi ha calcolato che la sua firma sia comparsa diecimila volte
su quotidiani e riviste anche di diffusione nazionale. Suoi sono gli
articoli che, nell’immediato dopoguerra, ricostruirono sul Corriere della
Sera gli ultimi giorni dell’occupazione tedesca a Verona, con le trattative
in vescovado per salvare i ponti, l’accordo spergiurato dai nazisti,
l’appello del vescovo a lasciare indisturbate le truppe in ritirata e la
proditorie distruzioni, ponte Pietra e di Castelvecchio compresi, il 25
aprile 1945, alla vigilia dell’arrivo degli Alleati. Agli ultimi due anni di
guerra a Verona Silvestri dedicò il suo libro Albergo agli Scalzi , edito da
Neri Pozza, dal titolo che ricorda le carceri dove l’autore, antifascista,
si trovò rinchiuso mentre vi erano progionieri anche Ciano e gli altri
gerarchi fascisti processati e poi fucilati a Forte Procolo. Su quella
vicenda la ricostruzione di Silvestri fa ancora testo.
La sua ricca produzione editoriale, dedicata a temi storici e culturali, gli
valse sette primi premi nazionali. La Valpolicella fu uno dei suoi libri più
apprezzati, lodato persino da Benedetto Croce: venne ristampato più volte,
anche se oggi è quasi introvabile.
Dopo la guerra, pur continuando a inviare servizi anche ad altri quotidiani,
non lasciò più Verona e L’Arena , dalle pagine della quale continuava le sue
battaglie contro il progressivo degrado dell’ambiente valpolicellese e
veronese.
Il 23 novembre 1973 consegnava in redazione un articolo dedicato a una
collana di monografie del Touring Club. Fu l’ultimo.
Elisabetta Tosi
|