SAN MARCO  

MARANO DI VALPOLICELLA

     

La chiesetta campestre di San Marco in località Pozzo di Valgatara aveva, in tempi più antichi, il titolo di Santo Stefano, mutato nel corso del XVII secolo (ASCDVr, LV, XXI, c. 634) forse in omaggio alla Repubblica Veneta. Essa mostra, nell’incoerenza delle linee architettoniche giunte fino a noi, i segni distinti di più interventi che nel corso dei secoli si sono susseguiti fino a conferirle l’aspetto attuale.

All’originaria costruzione in stile romanico, documentabile a partire almeno dalla metà del XIII secolo (VARANINI 1985, 263) ed esistente forse anche nel secolo precedente (SALA 1996, 31), riportano chiaramente la facciata, fino all’altezza della finestra a forma di mezzaluna aperta dopo la sopraelevazione della facciata medesima tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento; la parete meridionale; parte di quella settentrionale, esclusa la cappelletta che vi sporge con pianta semicircolare; e il campanile.

Tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, come informa l’annotazione nel corso della visita pastorale del 1605 della comparsa di un secondo altare, intitolato a San Marco, noviter erectum et aedificatum, venne quindi eretta la detta cappelletta, già ultimata nel 1614 come da data emersa sull’arcata della stessa dopo i recenti restauri. .... A epoca successiva quindi, tra gli ultimi decenni del Seicento e i primi del Settecento, risalirebbe, infine, la leggera sopraelevazione della facciata, di cui si è già detto sopra.


La chiesetta campestre di San Marco in contrada Pozzo di Valgatara vanta dunque origini romaniche che, pure nello stravolgimento operato dallo scorrere del tempo e soprattutto dall’intervento dell’uomo, spiccano ancora nitide in più parti dell’edi
ficio e tutto sommato ne caratterizzano ancora l’aspetto. La facciata, rigorosamente orientata a ovest di modo che l’abside ne derivi idealmente allineata con la chiesa madre del Santo Sepolcro in Gerusalemme e il percorso del fedele dall’ingresso alla sacra mensa acquisti anche il senso evidente di un cammino incontro alla luce, alla rivelazione, alla salvazione, è a capanna, ossia a un unico corpo monocuspidale.

 

 

Nel mezzo s’apre l’originale ingresso rettangolare con stipiti e architrave in pietra di Prun e centina in conci di tufo; in alto, nella parte sopraelevata, un’ampia finestra a forma di mezzaluna. Lungo il doppio spiovente del tetto si snoda poi per tutta la sua lunghezza una cornice in tufo, forse appartenente all’edificio romanico, staccata in occasione della sopraelevazione della facciata e quindi reimpiegata.

 

(tratto dal libro edito dal comune, Marano Valpolicella, 1999)

 


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