Terremoto del 25 Dicembre 1222
La rovina del castello di Marano è attestata nell'autorevole fonte coeva degli "Annales Veronenses" (1) come effetto del terremoto in area veronese. Ne conserva il ricordo anche tutta la storiografia erudita (1) Parisius de Cereta Annales [1117-1277] (sec.XIII), in Annales Veronenses, ed. G.H.Pertz,"Monumenta Germaniae Historica", SS., tomo 19, pp.2-18. Hannover 1866 Molti testi concordano nell'indicare che le scosse durarono circa 30-40 giorni; è stata anche osservata una precisa corrispondenza dei testi che riportano l'ora del terremoto. La prima delle due scosse più forti ebbe luogo alle 12:00 a.m. italiane (11:00 GMT), nei testi coevi è indicata come ora sesta; la seconda scossa avvenne alle ore 3:00 p.m. italiane (14:00 GMT) (1). La scossa principale fu quella avvertita all'ora sesta (11:00 GMT). La scossa del pomeriggio potrebbe forse coincidere con quella del vespro riportata da altre fonti in considerazione del fatto che il tramonto in dicembre è alle ore 4 pomeridiane circa. Vi furono anche molte altre scosse minori, che obbligarono gli abitanti, ad accamparsi all'aperto. Come esplicitamente affermato dalle fonti liguri, ciò fu dovuto alla credenza diffusa che il giorno della circoincisione di Cristo (1 gennaio), la terra avrebbe tremato violentemente. La gente perciò si aspettava scosse ancora più forti. (1) Archivio di Stato di Modena, ms.26, Cronaca di Parma (1038-1308). Annales S.Iustinae Patavini, ed. Ph.Jaffé, "Monumenta Germaniae Historica", SS., tomo 19. Hannover 1866 Annales Veronenses antiqui, pubblicati da un manoscritto sarzanese del secolo XIII [359-1251], ed. C.Cipolla, in "Bullettino dell'Istituto Storico Italiano", n.29, pp.7-81.Roma 1908 L'area dei danni ricordati dalle fonti comprende una vasta parte della pianura padana: a est fino a Venezia, a sud fino a Bologna, a ovest fino a Milano. A nord non è stato possibile tracciare il limite delle aree danneggiate. Per Brescia l'analisi storiografica permette di escludere che in ambito urbano si siano verificati danni superiori all'VIII grado MCS. Alcuni edifici religiosi, menzionati in documenti di qualche anno dopo l'evento sismico, conservavano le strutture portanti intatte. I danni più gravi si avvennero nella zona SSE dell'antica diocesi (i cui confini corrispondono alla parte meridionale dell'attuale provincia di Brescia). A quest'area è stata attribuita un'intensità massima di IX grado MCS. I danni nell'area urbana non furono infatti così gravi come lascerebbero supporre le generiche indicazioni di crolli contenute nelle cronache. Dalle fonti documentarie si deduce un quadro di danni parziali. A Brescia, negli anni subito successivi all'evento sismico, si ebbero violente lotte interne che causarono danni e distruzioni al patrimonio edilizio, soprattutto alle chiese. Da autorevoli testimonianze coeve si evince che le torri e le parti alte degli edifici non erano crollate dopo il terremoto: infatti, le lettere del papa Onorio III (Regestis 1883) (1) contengono le disposizioni per abbattere le torri delle famiglie "ribelli". Inoltre le osservazioni di Salimbene di Adam (2) sui comportamenti dei bresciani in risposta al protrarsi delle scosse, fanno riferimento ai "pinnacoli" che oscillavano alcuni mesi dopo il terremoto e al fatto che per i cittadini ciò divenisse fonte d'ilarità. Nell'area nord della diocesi (e quindi a nord dell'attuale provincia) non sono documentati effetti distruttivi. Per alcune delle città colpite sono ricordati, anche se non sempre documentati, danni a singoli edifici. Effetti distruttivi subirono le fortezze di Lazise e Marano nella campagna veronese. Per Cremona, fonti tarde attribuiscono danni alla Cattedrale. L'area di risentimento comprende da Rimini, Lucca, Asti, Vercelli e Trento. Si rileva complessivamente una decisa attenuazione a ovest e una più sensibile risposta verso il Veneto e l'Emilia, specie lungo la linea pedeappenninica.
Il terremoto fu preceduto o secondo alcune fonti accompagnato dall'apparizione di una cometa (la cometa di Halley) ricordata nella cronaca del vescovo cremonese Sicardo dei primi decenni del '200 (1) che menziona anche l'eclissi di luna. Il passo di Sicardo è stato ripreso da vari autori (2). Menzioni della cometa si hanno inoltre in numerosi cronisti medievali (3). Anche in età moderna le cronache conservano il ricordo della cometa (4). Alcuni annali di area tedesca riportano la notizia sentita da alcuni pellegrini di una pioggia di sabbia rossa a Roma che mischiata all'acqua sembrava sangue (5). (1) Sicardus Cremonensis Cronica, ed. O.Holder-Egger, "Monumenta Germaniae Historica", SS, tomo 31.Hannover 1903 (2) Salimbene de Adam Cronica [1171-1287] (sec.XIII), ed. O.Holder-Egger, in "Monumenta Germaniae Historica", SS., tomo 32, pp.1-652. Hannover 1905 (3) Rolandini Patavini Chronica Facta, ed. Ph.Jaffé, "Monumenta Germaniae Historica", SS., tomo 19.Hannover 1866 (4) Biblioteca Ambrosiana di Milano, H 113 Inf., Stefano Breventano, Del terremoto, 1576. (5) Annalium Mellicensium Continuatio Claustroneoburgensis Secunda (codices B), ed. W.Wattenbach, "Monumenta Germaniae Historica", SS., tomo 9. Hannover 1851
|