Inserita in un pregevolissimo scenario naturale, la contrada di Mondrago giace sul crinale alla biforcazione dell’omonimo rio. È costituita da un agglomerato lineare costruito per lo più in lastame lessinico lungo una diramazione che piega versola val Sordadella strada comunale per Cerna. Sia per l’impianto insediativo generale (PAVAN 1963, 28), sia per l’attuale configurazione delle unità abitative (RIGHETTI 1989, 309), Mondrago appare come caso tipico di insediamento contradale interessato da processi evolutivi sul nucleo d’origine. Sul versante nord si snoda la schiera primaria di case, massiccia e compatta e caratterizzata da un discreto sviluppo in altezza (tre-quattro piani). Il suo fronte verso l’interno del nucleo presenta numerose aperture disposte irregolarmente, sintomo del processo accrescitivo spontaneo: sono affacciati da questa parte prevalentemente gli spazi di abitazione, con accesso alle case spesso posto a un piano rialzato sopra le cantine. Verso la vallata tale schiera prospetta invece con una ‘murata’ di pietra a strapiombo prevalentemente chiusa che conferisce al borgo un aspetto di ‘introversione’ difensiva rispetto alla vallata (Ibidem).
L’altro fronte della strada è formato da una sequenza di rustici agricoli di altezza più contenuta, impreziosita dagli elementi costruttivi caratteristici del linguaggio lessinico: triangoli, architravi combinati su mensole, archetti ribassati. Da questa parte però il tessuto del borgo si apre e diventa un insieme di spazi aperti concatenati fra loro. Compaiono qui tutti gli elementi tipici della corte promiscua (priva della struttura d’accesso e chiusura – l’arcone coperto – che si riscontra invece in centri di carattere più ‘urbano’, come Cerna e Molina): la fontana-lavatoio di pertinenza, l’aia lastricata, le recinzioni di laste conficcate in verticale nel terreno.
Fulcro del complesso più articolato e meglio conservato (mentre le due corti sul versante sud sono di scarso pregio costruttivo) è la piccola chiesa, in posizione angolare sulla piazzetta principale. Soluzione questa del tutto inusuale tra i borghi rurali pedemontani, raramente organizzati con gerarchie spaziali e processi di polarizzazione. Di norma infatti le strutture pubbliche come chiesa, campanile, cimitero – peraltro in analogia con i centri della montagna trentina e tirolese e degli altipiani prealpini veneti – si situano ai margini dell’abitato o in posizione preminente (POSOCCO-PASQUALIN 1985, XXV). Dove l’abitato sfuma nella campagna a pascolo compaiono i tradizionali orti nelle ‘vasche’ di pietra e alcuni interessanti esempi di capanne pietrificate, con pareti a tutta lastra e tetto di pietra destinati al ricovero di animali e attrezzature agricole. [m.m.]
(tratto dal libro edito dal comune, Marano Valpolicella, 1999)
Visualizzazione ingrandita della mappa
censimento 2001 – famiglie nr.16 – abitanti / nr.38 altitudine 610 metri s.m. |