di Alberto Perconte Licatese
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Alla metà degli anni Cinquanta, varcai la soglia del vetusto istituto “Tommaso di Savoia” di S.Maria C.V. per frequentare la scuola media inferiore statale, allora annessa al glorioso ginnasio liceo istituito. In quell’antico convento secentesco, guardavo con timore riverenziale i rispettivi presidi, Luigi Pastore Stocchi (media inferiore) ed Alberto Bignone (ginnasio-liceo) e tutti i docenti. Ma una figura mi colpiva perché, nonostante l’invalidità alla gamba, aiutandosi col bastone, camminava e saliva le scale, con passo sicuro e con volto che emanava una luce di sapere profondo, di umanità, di serenità interiore. L’aspetto austero, la corporatura robusta, la fronte spaziosa, gli occhi chiari e lo sguardo intenso infondevano sicurezza e fiducia. Io non fui suo alunno, in quanto nella mia sezione si studiava il francese ed in cuor mio ero contento di non seguire tedesco, non per la paura dell’insegnante di quella disciplina, ma per la maggiore difficoltà della materia.
Il professore che si appoggiava al bastone era Olindo Falsirol, giunto in quell’istituto nel 1933, lo stesso anno nel quale arrivò mio padre, che fu suo caro collega ed amico per un quarto di secolo. Parecchi docenti allora venivano da lontano, Aricò da Bergamo, Dracone da Alessandria, mio padre da Sciacca, Falsirol da Verona. Leggi diverse, tempi diversi, certo poteva essere scomodo, ma quella forma di koiné culturale non era una cosa tanto malvagia, ora i professori sono tutti del posto, forse manca qualcosa… Negli anni dal 1937 al 1967, colleghi ed alunni apprezzarono le elevatissime doti intellettuali, morali e spirituali, avendo lasciato indelebile ricordo in varie generazioni di giovani. Il rigore della personalità e la profondità della dottrina non si traducevano in eccessiva severità, anzi egli era seguito con attenzione e piacevolezza per l’interesse che le lezioni suscitavano nei ragazzi puberi ed adoloscenti. Parecchi ricordano ancor oggi la lingua tedesca, grazie alla bravura del prof. Falsirol.
La cosa più originale, il prof. Falsirol era un ottimo docente di lingua e letteratura tedesca ed un valentissimo studioso e scrittore di etnologia. Il particolare si seppe solo quando, nel 1958, cominciò ad insegnare questa materia nell’Università di Napoli, in qualità di libero docente, ed il sottoscritto, da studente universitario, sostenni il suo esame nel 1966. In quell’occasione, egli si ricordò dei miei familiari, in particolare di mio padre, e congedandomi mi sorrise e mi strinse la mano, non solo per il risultato più che positivo, ma anche per il ricordo del collega ed amico scomparso, capendo che cosa significasse essere orfano di padre. Andato in pensione (1967), per giustificata nostalgia della terra natia, ritornò nel Veneto e vi rimase ancora per lunghi anni nella tranquillità di quei paesini incantati e nella serenità dell’ambiente familiare, studiando e scrivendo opere, articoli, relazioni, che lasciarono un segno nella dottrina etnologica europea. Quasi centenario, morì a Verona il 5 aprile 1995.
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Olindo Falsirol, per uno dei tanti idola fori, qui allora era considerato altoatesino da parecchi per tre motivi: il primo più banale, perché aveva nome e cognome che sembravano germanici; il secondo più verosimile, perché era dell’altissima Italia, il terzo più serio, perché insegnava lingua tedesca. Invece, veneto a tutti gli effetti, era nato il 3 ottobre 1896 a Concamarise in provincia di Verona. All’età di tre anni, rimasto orfano di padre, con la madre si era trasferito a Bionde di Salizzole, presso la famiglia materna. Frequentate le scuole elementari a Legnano, quindi nel 1906 si era iscritto alla prima ginnasiale del liceo statale classico “S.Maffei” di Verona. Nel 1914 aveva conseguito il diploma di maturità classica con una votazione lusinghiera.
Iscrittosi nella facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Padova, all’inizio del 1916, arruolatosi a Lecco e trasferito in prima linea ad Oslavia, presso Gorizia, nell’agosto dello stesso anno, fu gravemente ferito e per lui cominciò un’odissea da un ospedale militare ad un altro, da un’operazione ad un’altra. Ottenne munificenze militari, che non servirono a curare l’osteomielite, contratta per ferita d’arma, solo gli giovò un poco il soggiorno in alcune località ricca di buon’aria, sul lago di Garda e nella Volpolicella. Qui, intraprese gli studi di etnologia, approfondì la lingua greca ed imparò da autodidatta lingua e letteratura tedesca. Ripresi gli studi giuridici a Padova, conseguì la laurea, discutendo una tesi di diritto civile. Nel 1933 vinse il concorso per l’insegnamento di tedesco nelle scuole medie e gli fu assegnata la sede nel nostro liceo.
La vicenda di Olindo Falsirol, vissuta nella sua dura, tremenda e malinconica gioventù, è emblematica e degna di essere additata come esempio, in quanto con la volontà superò le difficoltà della condizione fisica menomata, compensata dalla carica spirituale ed intellettuale, grazie alla quale dedicò la vita allo studio e divenne uno scienziato di livello europeo. Egli, avendo capito che non poteva vivere con l’etnologia, insegnò tedesco e nello stesso tempo studiò l’etnologia, scienza che comprendeva storia, geografia, greco, biologia, filosofia.
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L’etnologia, scienza fondata dal francese P.P.Broca che, nell’opera Recherches sur l’hibredité animale (1860), ebbe il merito di trarla dall’antropologia e salutarla come disciplina autonoma, in Italia era fere incognita. All’estero, sul finire dell’Ottocento, vari studiosi, specie dietro la spinta della suggestiva teoria di Ch.Darwin, fondarono la scuola evoluzionista (L.H.Morgan, A.Lang, T.Waitz). In seguito, per merito essenziale della monumentale opera del tedesco F.Ratzel (Anthropogeographie, 1890), nella prima metà del Novecento gli studi di etnologia si articolarono in diverse scuole, tra le quali ebbe più seguito quella storico-culturale (F.Graebner, B.Ankermann, G.Montandon) e, negli anni Trenta, a causa della dicotomia tra antropologia culturale e sociale, nacquero vari indirizzi, come l’etnolinguistica, l’etnoeconomia, l’etnofilosofia, l’etnopsicologia, l’etnopolitogiuridica, l’etnostoria. In merito all’evoluzione della disciplina, a partire dagli anni Sessanta, gli indirizzi funzionalista e strutturale si contesero il campo in Europa ed in America, con interessanti esiti.
Quando in Italia gli studiosi di etnologia si contavano sulle punte delle dita (tra cui R.Biasutti, P.Laviosa, V.Grottanelli, G.Tucci e G.M.Manzini), Falsirol fu un vero pioniere che approdò a quella novella disciplina, grazie alla preparazione classica-umanistica poderosa, alla conoscenza profonda della storia e della filosofia, la padronanza della lingua tedesca, alla capacità intellettiva non comune ed alla volontà ferrea, dimostrate già dai tempi dell’adolescenza. I suoi studi si concretarono non solo nella libera docenza, ma anche nelle opere maggiori, che scrisse e pubblicò nei decenni centrali del secolo scorso, ed in una quantità di articoli, estratti, interventi e contributi “minori”, in sintonia con le tendenze dell’epoca, in particolare la etnopsicologia. Mi limito a citare le sei opere principali, vale a dire Il totemismo e l’animalismo dell’anima (Napoli 1941), L’individuo la società e lo spirito (S.Maria C.V. 1950), Indagini sull’animismo primitivo (Verona 1953), Problemi omerici (Napoli 1958), Il mondo primitivo (S.Maria C.V. 1962);Etnologia (S.Maria C.V. 1964). Falsirol meritò il plauso degli studiosi più famosi italiani e stranieri, come J.Imbelloni, W.Giese, P.M. Schulien, I.Maringer, E.Pasoli, G.Tucci, O.Menghin, G.M.Manzini, M.Brunetti, i quali, recensendone le opere sulle riviste specializzate dell’epoca, apprezzarono la profondità della dottrina e le intuizioni che fecero progredire gli studi di tale disciplina.
1 commento
Confermo su tutto quanto detto è del prof.Falsirol avendolo avuto come insegnante di tedesco alle scuole medie inferiori. È vero ricordo ancora nozioni di tedesco grazie al suo impeccabile insegnamento.