È comune all’architettura veronese di villa del Sei e Settecento – specie in Valpolicella – un’adesione sporadica e parziale al gusto barocco. Quasi mai la nuova estetica investe integralmente l’edificio conferendogli una più dinamica articolazione dei volumi, oltre che un nuovo apparato ornamentale. Di regola l’accoglimento del nuovo stile è relegato ad alcuni particolari decorativi, spesso aggiunti a edifici preesistenti.
Villa Porta, ora Rizzini, a Canzago di Marano, è un esempio significativo del rapporto fra tradizione cinquecentesca e novità barocche. Il nucleo originario della villa – un blocco parallelepipedo chiuso – è di probabile origine seicentesca. Il prospetto principale, ancora sull’onda lunga del classicismo sanmicheliano, è caratterizzato dall’enfatizzazione di temi figurativi di tradizione cinquecentesca: il bugnato a conci rustici che contorna porte e finestre sia al piano terra che al piano primo.
A sinistra del fabbricato dominicale, sulla testata di un edificio di servizio, si innesta la cappella privata, dedicata a San Carlo, la cui statua compare in facciata entro un oculo. L’edificio si apre, sulla strada esterna, ad accogliere tutta la società contradale gravitante attorno alla villa. Mentre il palazzo dominicale, nella persistenza dell’impianto seicentesco, conserva un aspetto ancora sostanzialmente severo, nella facciata della chiesetta trovano sfogo le divagazioni ornamentali in senso barocco-rococò, finalizzate forse, in chiave psicologica, a conferire al luogo sacro un aspetto confidenziale e invitante. Al di sopra di semplici finestre laterali e di un portale dal cornicione mistilineo, si eleva una curiosa cimasa dalle ampie curvature concave, che sostiene la finestra superiore. La singolare facciata è peraltro chiusa da un classicistico frontone triangolare. L’interno della chiesetta presenta, nella versione graziosa e antimonumentale del rococò, un altare di marmi policromi con porte laterali dalle elaborate cimase.
(tratto dal libro edito dal comune, Marano Valpolicella, 1999)