Salendo da Marano, dopo il tornante in località crocetta, si presenta all’improvviso Pezza; un gruppo compatto di case posto sotto il santuario di Santa Maria Valverde. La strada passa dietro alle abitazioni e prosegue per San Rocco arriva fino a Sant’Anna D’Alfaedo.
Le case sono quasi tutte racchiuse in “corti”, appoggiate le une alle altre. Entrando in paese per la vecchia strada che portava a Marano si possono contare tre archi (più uno abbattuto) che fungono da entrata nei cortili.
Un tempo la frazione era molto fiorente, non molti anni fa, intorno alla seconda guerra mondiale, era praticamente il centro della valle. Le prime scuole elementari si trovavano a Pezza. Esistevano tre forni per il pane, tre osterie, bottega di alimentari, cantine, ciabattino, tre falegnami, fabbro, maniscalco, merceria, sartoria e così via. Come nelle altre frazioni, anche qui esisteva la “malga”, dove a turno si “colava” il latte. Le famiglie dedite all’agricoltura possedevano poche mucche da latte, così a turno raccoglievano tutto il latte prodotto, si segnava su un registro gli apporti di ciascuno, lo si vendeva o lavorava per ottenere burro (butier), formaggio, ricotta (puina). L’ordine e durata dei turni avveniva in base al latte consegnato così da creare una compensazione tra i soci. Negli anni sessanta, come anche negli altri paesi, tanta gente si è trasferita in pianura, dove era più facile trovare lavoro e la vita sembrava riservare meno difficoltà.
In questi ultimi anni poi, le famiglie sono aumentate, circa una quarantina, formate da diverse coppie giovani con bambini che hanno ridato vita al paesino.
Le prime notizie certe di Pezza si hanno intorno al XIV secolo, la maggior parte delle contrade compare nella documentazione del XIII secolo. Oltre a Canzago e Ravazzol, di origine ben più antica, sono attestate nel 1212 la località oggi scomparsa di Motopium o Moropium, ubicata nella pertinenza di Canzago, vicino al progno; nel 1264 la località di Coggi, denominata villa ; nel1276 Prati; nel 1277 Soveiagi, non ubicabile; alla fine del secolo Prognol.
Agli inizi del Quattrocento la chiesa di Santa Maria della Valverde di Marano non dispone di un altare dedicato a sant’Antonio; lo possiede, probabilmente, dopo il 1436, anno in cui Antonio del fu Pietro da Pezza, nel suo testamento, provvede all’abbellimento di quella chiesa con la costruzione di un altare dedicato a sant’Antonio confessore, che deve essere eretto e riconsacrato entro un anno dal suo decesso.
(tratto dal libro edito dal comune, Marano Valpolicella, 1999)
altitudine 467 metri s.m.
censimento 2001 – famiglie nr.49
censimento 2001 – abitanti nr.120
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È fra le contrade meglio conservate della valle, come dimostrano le corti rurali affiancate cui si accede attraverso monumentali portali ad arco. Suggestiva anche via Fontane che chiude la contrada sul versante nord. Pezza, fino all’avvento della civiltà industriale, era il centro commerciale dell’alta valle di Marano: c’erano tre negozi di generi alimentali con vendita di carne, due forni, due o tre osterie, un fabbro, due falegnami, una merceria. C’erano anche le scuole elementari, le cui ultime classi sono state frequentate per un certo periodo anche da bambini provenienti da Marano capoluogo, Purano e San Rocco. Il mancato sviluppo si può attribuire sia alla ristrettezza degli spazi per ampliamenti urbanistici sia alla collocazione altrove, cioè fra Campel e Canzago, della chiesa parrocchiale e dei fondamentali uffici pubblici: municipio, poste e pesa.
Pezza è stata la culla di due importanti famiglie di Marano, indicate nei registri parrocchiali già dalla metà del 1500:
Spada, un ramo trasferito a Prognol detti Calvari, altro a Carazzole detti Delira. Due famiglie rimaste a Pezza, i Cristini e i Battistela.
Lonardi in origine detti Tomeloni, a Prognol hanno preso il soprannome Moretti, a Canzago sono detti Pioalti. Mentre le famiglie rimaste a Pezza sono dette Montini, Bepana, Pirola.