I tromboni sono pezzi di artiglieria ad avancarica, originari della montagna ed opera di pazienti artigiani. Si rifanno gli archibugi o le colubrine del 1600 e del 1700. Queste armi, cui vengono assegnati nomi assai caratteristici, pesano circa 50 kg e sono composte da un grosso calcio di legno con base assai larga e da una canna la cui bocca si apre verso l’esterno richiamando la forma d’una campana. Gli esemplari più belli, opera di valenti artigiani, hanno la parte lignea finemente decorata e abbellita da parti metalliche, mentre la sezione terminale della canna reca in fusione rilievi di figure e di fiori.
Manifestazioni folkloristiche diffuse nella montagna veronese soprattutto nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento: era infatti consuetudine accompagnare particolari solennità religiose, feste e sagre tradizionali con lo sparo a salve dei cosiddetti trombini, o tromboni, o ancora pistoni, la cui struttura richiama gli archibugi o le colubrine del Sei e Settecento. Il caricamento viene eseguito dagli specialisti versando nella canna l’esplosivo, che viene compresso con un legno e una mazza pure di legno: un lavoro delicato. Lo sparo è quanto mai di più caratteristico si possa sentire, e costituisce la parte più spettacolare. Come si vede dalle foto, l’uomo punta a terra il trombone. Premuto il grilletto, con l’esplosione fumosa e fragorosa, sfruttando la forza di rinculo, solleva il pezzo girando su se stesso.
Tuttavia poteva succedere che, per l’errata dosatura della polvere da sparo, l’arma scoppiasse, con evidente pericolo del proprietario e delle persone a lui vicine, com’è ricordato appunto dal ex voto di Marano.
A Marano (dove, come si è visto, i trombini sono attestati almeno dalla seconda metà del Settecento) l’antica processione della statua della Madonna intorno al Castelon si concludeva ogni anno (a partire almeno dal 1826) con tali esplosioni dall’alto del monte che domina per un vasto raggio la Valpolicella.
Il 13 maggio 1925 , alle ore 15, mentre sfilava la processione intorno al castelon, il detto
<<Tomelin>> (così era chiamato uno dei “tromboni “) andò in frantumi, lasciando però illesi quelli dello sparo e i loro compagni. Un tal fatto viene attribuito a grazia singolare della portentosa Madonna di Santa Maria di Marano e di questo ritratto si lascia ai posteri riconoscente memoria del fatto miracoloso». I protagonisti dell’accaduto furono Giacomino Borghetti, Celeste Lavarini, Giuseppe e Angelo Lonardi, Anselmo Brunelli, Michele Spada, Domenico Fasoli.
<<Al vedermi ti spavento
se mi provi sarai contento
sii onesto nel cargare
se non vuoi in terra andare.
Il piacer che tu mi fai
sempre in spalla
in terra mai>>.
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