I TROMBONI non sono colubrine, né archibugi, né spingarde ma fuciloni a salve per botti propiziatori, nati a metà del millennio scorso come segnalatori di nemici in arrivo, dissuasori delle fiere ed allarmi per temporali in arrivo, ma anche note di festa per avvenimenti importanti della vita dell’alta collina scaligera e vicentina. Pesanti anche 50-60 chili, imbracciati all’incontrario per lo scenografico rinculo sulla spalla sinistra, appartengono a 12 famiglie storiche di Marano.B.F.
MARANO. Domenica al piccolo santuario si svolge la manifestazione tra canti e rosari
I botti dei tromboni per la festa di Valverde
Bartolo Fracaroli
L’associazione di Santa Maria ha fatto rinascere quasi dieci anni fa la cerimonia religiosa. Ci saranno anche i trombini della Val d’Illasi
giornale l’Arena Venerdì 23 Aprile 2010 PROVINCIA, pagina 32
I tromboni di Santa Maria Valverde schierati sul sagrato: domenica arriveranno per la processioneUn piccolo santuario sul crinale che divide la valle di Fumane da quella di Marano di Valpolicella, a 591 metri di quota, e un colle mozzo che una strada campestre circonda, partendo da una piazzetta dallo splendido panorama fino al Garda e agli Appennini.
Sono Santa Maria Valverde (o di Minerbe) ed il monte Castellon sui quali dopodomani alle 16, come ogni anno da almeno un secolo, si svolge una spettacolare processione, tra fede e folclore, il giorno di San Marco, per onorare la Madonna portandola a benedire la Valpolicella su una sedia gestatoria nella sua bella statua della fine del XV secolo, protetta da un baldacchino.
Tra canti e rosari all’improvviso eromperanno, dalla cima del colle, i botti fragorosi della confraternita dei tromboni, cugini dei trombini della val d’Illasi, che a loro volta saranno alla cerimonia.
La manifestazione religiosa è molto sentita in entrambe le vallate. In circa venti minuti, a piedi, arriveranno i fedeli e gli abitanti di Pezza, San Rocco e Purano, più i maranesi ed i fumanesi per quello che è un rito di rinnovata fiducia nel futuro e una conferma di fede ai limiti del profano. Gli scoppi si sentono fino sul monte Pastello che segna la sinistra Adige, e nella valle di Negrar oltre alla Lessinia Occidentale. La solenne processione si snoda tra cipressi, ciliegi e mandorli in fiore. Quello di Santa Maria Valverde è un sito storico, con tracce ancora in studio (e in scavo) dell’età del bronzo, di quella romana (un tempio di Minerva) ed un castello scaligero raso al suolo proprio da Cangrande, quando un suo nipote tentò di togliergli il potere su Verona. La chiesa esisteva da prima del 1600, quando fu rifatta in tre navate.
Dal 15 maggio 2001 l’associazione Tromboni di Santa Maria Valverde, presieduta dal generale in pensione Tullio Campagnola di Purano, ex comandante degli alpini d’artiglieria da montagna («Mi proponevo d’insegnargli a far funzionare bene i cannoni ma anche di farne degli ottimi cittadini d’un paese finalmente civile»), ha fatto rinascere la fragorosa manifestazione.
Dopo il triduo di preparazione liturgica, i trombonieri prima della processione si confessano e ricevono la comunione durante la messa, poi sparano quando la Madonna esce a spalla dalla chiesa, durante il periplo del colle che dura un’ora e al suo rientro.
In canonica, al santuario-eremo, è esposta una grande foto: due tromboni che esplosero alla cerimonia del 1925, lasciando tutti incolumi i presenti.
Un miracolo e un moderno ex-voto per grazia ricevuta?
Per prudenza non si usano più i mascoli, che erano dei piccoli mortai di bronzo, o di ferro, del XVII secolo, sempre innocui, ma con un difetto: quando la solita carica a polvere nera veniva fatta esplodere con una miccia corta, balzavano in aria come capretti. Non si poteva rischiare un’altra foto ricordo.