L’ARENA del 07 dicembre 2012
FUMANE. Parla il direttore dell’Istituto di Epidemiologia dell’Università, curatore dell’indagine sanitaria sulla popolazione. Secondo il professor de Marco, il confronto dei dati sulla salute dei fumanesi con quelli di Mezzane non evidenzia differenze significative in termini di rischio per le malattie
La Cementirossi: nel 2009 sesto produttore italiano di cemento
Fumane. Fumane non ha un’aria peggiore di altri paesi e i problemi di salute dei fumanesi, per quanto riguarda le vie respiratorie, non sono diversi da quelli di altre zone. E, soprattutto, non si possono addossare alla Cementirossi. Questa è la conclusione dell’analisi compiuta dal professor Roberto de Marco, direttore del settore Epidemiologia clinica e Statistica medica dell’università di Verona, sulla «Indagine epidemiologica sullo stato di salute respiratoria della popolazione» fumanese, condotta dallo stesso docente insieme al ricercatore Alessandro Marcon e a un comitato scientifico. Un’indagine che merita un approfondimento perchè, se è vero che nella prima parte, dedicata agli uner 14, come spiega il professor de Marco, «le conclusioni ci sono, è nella seconda parte che aumentano i punti di domanda» tanto che «si può giocarla come si vuole: se si vuole dire che la situazione è colpa del cementificio, si può anche dirlo ma dal punto di vista scientifico è uno studio troppo specifico per arrivare a conclusioni così nette». Una premessa: come sta scritto sulla relazione dell’università, «le evidenze attualmente disponibili sul livello di inquinamento prodotto dal cementificio di Fumane non segnalano emissioni superiori a quanto previsto dalla normativa vigente». I risultati finali saranno pubblicati nel 2013 ma quello che è emerso fino ad oggi non permette di rispondere alla domanda iniziale: ci sono evidenze per affermare che la vicinanza al cementificio e l’esposizione a inquinanti atmosferici costituiscono un rischio per la salute dei fumanesi? Il gruppo di lavoro di Epidemiologia ha confrontato gli indicatori di salute di chi abita a Fumane con quelli di un idoneo comune, Mezzane di Sotto, con caratteristiche geo-demografiche ed economiche simili, eccetto che per la presenza del cementificio. «A dare conferma della bontà della nostra scelta», continua De Marco, «sono stati i dati sulla mortalità: nel periodo 1999-2000 i cittadini di Fumane e Mezzane hanno avuto una mortalità, per tutte le cause, del tutto simile. Abbiamo iniziato dai soggetti in età pediatrica, cioè dai 3 ai 14 anni. E l’ indagine è stata molto partecipata: il tasso di risposta è del 90 per cento. Quello che si evince da questa prima parte dell’indagine è che i bambini di Fumane capoluogo hanno esclusivamente dei livelli di sintomi legati alle irritazioni agli occhi più alti rispetto a quelle di Mezzane (vedi grafico sotto). Insomma, non c’è grande differenza tra la salute dei bambini dei due capoluoghi». Mentre la raccolta dati per la seconda parte dello studio procedeva a rilento («Con gli adulti», ammette il ricercatore Marcon, «abbiamo avuto difficoltà e siamo arrivati a meno del 50 per cento di risposte») è stato fatto un altro studio, esclusivamente a Fumane. «In collaborazione con le scuole», spiega De Marco, «abbiamo confrontato da una parte le assenze scolastiche e dall’altra la serie storica di giorni di inquinamento di PM10 (le polveri sottili). Risultato: a un aumento di PM10 viene associato un aumento di assenze. Questo vuol dire che la fonte di PM10 è l’industria? Non lo sappiamo. Ci hanno detto: se voi aveste studiato la stessa cosa in centro a Verona, sareste arrivati alle stesse conclusioni. Ma una cosa è dirlo in astratto; altra è mostrare i dati. Tuttavia questo risultato è solo un indicatore, non una misura vera di malattia. Quanto di questo è imputabile, tanto o poco, all’inquinamento, che deriva, ricordiamolo, anche dal traffico e dagli impianti di riscaldamento? La nostra ricerca non ci dà una risposta». Nell’attesa dei dati della popolazione adulta, la sezione di Epidemiologia ha confrontato i ricoveri e il consumo di farmaci in soggetti adulti (dai 20 ai 75 anni) di nuclei familiari di Fumane, Mezzane e frazioni fumanesi, che vivono in alcune corti, residenti lì almeno dal 1999. «Abbiamo notato», illustra ancora De Marco, «che a Fumane e nelle frazioni c’erano ricoveri per tutte le cause e patologie superiori a quelli di Mezzane, con un consumo superiore di farmaci. Ma anche qui, se guardiamo a fondo i dati (vedi box a lato), viene da chiedersi: la differenza nelle ospedalizzazioni e nel consumo di farmaci rispecchia una differenza di patologia nelle due popolazioni? A questa domanda risponderemo analizzando le risposte degli adulti, finora – dicevamo – arrivate al 50 per cento dei residenti. E poi, insieme all’Arpav faremo dei modelli per attribuire ai bimbi e agli adulti studiati una concentrazione media di esposizione ai fattori inquinanti del cementificio. Andremo a vedere se a una esposizione giornaliera agli ossidi di azoto (NOx) corrispondono incrementi nei sintomi. E saremo in grado di dare risposte definitive».
Giulio Brusati
Nessun allarme per i ragazzi under 14
IL CASO. Asma, tosse, rinite e irritazioni oculari: gli specialisti hanno analizzato il 90 per cento dei giovanissimi
Rispetto ai bambini di Mezzane di Sotto, quelli di Fumane (3-14 anni) non hanno riportato eccessi di asma o rinite allergica nel corso della vita, né eccessi di sintomi asmatiformi o irritativi, ad eccezione di alcuni sintomi a carico dell’occhio (vedi grafico). È questo il risultato della prima parte dell’indagine condotta dal team di de Marco. «La via respiratoria è la prima via, il primo organo ad essere colpito dall’inquinamento», spiega il professore. «E se gli adulti sono esposti da anni, per sapere se oggi l’aria di Fumane è inquinata, abbiamo analizzato la salute dei bimbi, che rappresentano il presente. Li abbiamo divisi in tre gruppi: Fumane capoluogo, Mezzane di Sotto e frazioni di Fumane. Perchè le frazioni? Perchè, almeno teoricamente, sono più in alto rispetto al centro del paese e dunque lontane dall’inquinamento. E i bambini di Fumane, rispetto a quelli di Mezzane, denunciano una maggiore irritazioni agli occhi. Per tutto il resto – cioè per tosse, catarro, irritazione naso e gola, asma e rinite, che sono più importati per il nostro target – non ci sono differenze statisticamente significative. Gli altri sintomi non sono diversi da Mezzane. Nelle frazioni, che nel nostro grafico sono in rosso, possiamo notare i più bassi livelli di sintomatologia rispetto sia a Fumane che a Mezzane. Che, detta in un altro modo, suona ovvia ma è vera: i bimbi che stanno più in alto, in montagna, respirano meglio e hanno meno malattie dell’apparato respiratorio». Le conclusioni di De Marco, che sono poi le conclusioni definitive della prima parte della ricerca – quella conclusa – stabiliscono che a Fumane, oggi, si respira quasi come a Mezzane. «L’indagine sui bambini», conferma, «ci ha detto che non c’è grande differenza tra la salute dei bambini dei due capoluoghi, ad esclusione dei sintomi di irritazioni agli occhi. I risultati escludono grossi rischi: l’irritazione non è nulla di particolarmente grave».G.BR.
Nelle frazioni crescono ricoveri e uso dei farmaci
«Un analisi sorprendente con risultati a tratti inquietanti». Il professor De Marco va a fondo della parte dell’indagine epidemiologica che riguarda ospedalizzazioni e consumo di farmaci in alcune corti selezionate di Fumane, Mezzane e frazioni fumanesi. «Abbiamo visto che i ricoveri dei fumanesi per tutte le cause erano superiori a quelli di Mezzane. Il problema è che ci aspettavamo che gli abitanti del capoluogo, per la presenza del cementificio, avessero più ricoveri per patologie respiratorie e soprattutto che ne avessero di più degli abitanti delle frazioni. Invece ci siamo trovati a notare che i fumanesi delle frazioni erano ricoverati di più, con differenze notevoli». Le cifre parlano chiaro: per tutte le diagnosi l’1,75 per cento è il tasso di ricovero nelle frazioni, contro l’1.48 del capoluogo. Addirittura per diagnosi come le ostruzioni delle vie respiratorie i tassi sono dell’1,41 per cento nelle frazioni contro lo 0,54. E per le malattie del sistema respiratorio il confronto dà l’1,65 contro l’1,06. Per le infezioni respiratorie acute, si va all’ospedale, dalle frazioni, con un tasso del 2,78 contro l’1,71 del capoluogo. «Insomma», riflette De Marco, «nelle frazioni, dove i bimbi respirano meglio, troviamo che gli adulti vengono ricoverati all’ospedale di più, e per malattie del sistema respiratorio. Di fronte a questi dati, allora, ci siamo chiesti se non c’entrasse l’inquinamento quanto le diverse tendenze delle Asl. Cioè questo eccesso riflette l’andamento generale dell’Asl di riferimento. E non dimentichiamoci dell’ospedale di Negrar, che magari attira di più gli abitanti delle frazioni. Ci sono cose che non quadrano, dunque, e non sono associabili a un fattore di inquinamento. È un allarme ma non interpretabile direttamente come effetto dell’esposizione alle polveri sottili. Probabile che i ricoveri maggiori derivino da abitudini diverse e differenti gestioni ospedaliere».G.BR.
1 commento
L’inquinamento esiste ed è uno dei nostri tantissimi problemi ma è anche vero che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo perche attorno all’inqunamento girano tanti tantissimi montagne di soldi.
Capisco che il cementificio di fumane può inquinare bisogna a mio parere lavorare per ridurre al minimo le fonti di emissioni in terra e aria senza smantellare tutto altrimenti diciamo agli italiani state a casa tutti a guardare la TV che lo stipendio ve lo manda a casa lo stato italiano.
Altra fonte di inquinamento che in valpolicella è ben nascosta al cittadino e che forse ben più grave del cementificio è L’inquinamento dato dalle colture intensive di vigneti che per farle produrre le irorano con veleni tremendi inquinando aria e falde senza lasciare traccia visiva il cittadino quando vede verde collega sempre alla natura ma ci sono e nessuno ne parla perche gli interessi sono altissimi.