Una delle giassàre più meridionali della lessinia sorgeva dov’è ora il cementificio di Fumane, era detta la “Giassara dei Peraccia”. L’acqua, attinta dalla presa, forniva blocchi di ghiaccio di considerevole spessore trasportati mediante carri a Verona e fino sul lago di Garda. Nelle vicinanze si trovavano due giassàre di dimensioni minori: una era alla Ziviana, l’altra presso il Girotto. Questa ultima ha conservato la struttura muraria.
Già in un decreto del 1349 gli Scaligeri impongono ai montanari veronesi di portare il ghiaccio in città: «dicta Communia et homines (…) conducere debeant etiam glacies que estivo tempore conducuntur ad curiam dnorum dnostrum Mastini et Alberti fratrum de la Scala». Il documento testimonia che sin dal Medioevo è praticata sulla montagna veronese un’attività collegata alla produzione del ghiaccio naturale che gli Scaligeri provvedono a convogliare verso la città come avviene per gli altri materiali o merci prodotti in Lessinia: dal formaggio al legname, dalla calce al carbone.
Agli inizi dell’Ottocento, il commercio del ghiaccio conosce un incremento straordinario, destinato a raggiungere il punto più alto nei primi anni del Novecento, per poi decrescere e scomparire definitivamente nel secondo dopoguerra, soppiantato dal ghiaccio artificiale ritenuto più igienico e meno costoso.
L’idea della ghiacciaia venne agli uomini della Lessinia dopo aver notato che la neve si conservava per molti mesi nei covoli, negli anfratti tra le rocce, nelle grotte e nelle doline. Pensarono quindi di costruire un tipo di edificio particolare che svolgesse questa funzione in modo più pratico ed efficiente: la ghiacciaia (giassara).