Marano di Valpolicella - libro edito nel 1967

MARANO DI VALPOLICELLA

 

 

 

 

S. MARIA VALVERDE a cura di MICHELE CASTELLANI

Il Vicariato della Valpolicella compren­deva tre Piovadeghi (chiesa matrici con fon­te battesimale): S. Giorgio, S. Floriano e Negrar - Marano faceva parte del piovade­go di S. Floriano.

Nell'estimo del Clero del 3 luglio 1679, sono nominati i tre oratori dipendenti dal­la Chiesa parrocchiale di Marano: S. Maria Valverde, S. Giorgio in contrada Purano e S. Rocco nella contrada omonima.

S. Maria Valverde godeva di un legato di certa Ricca Fasoli, consistente in due mi­nali, una quarta e due quartaroli di fru­mento per dodici messe annue da celebrarsi ogni primo sabato del mese. Certa Inno­cenza Fasoli legò invece tre ducati all'anno per altre quattro messe, le quali dovevano essere celebrate, sempre nella Chiesa di S. Maria, dal Rettore (estimo del 1724) della Pieve, filiale di Marano. Questa chiesa eb­be anche una «Compagnia laicale» dello stesso nome, che ancora esisteva il 10 aprile 18o6, indi, come tutte le altre « com­pagnie » fu soppressa da Napoleone ed i suoi beni furono incamerati.

Presso gli antichi Archivi Veronesi esi­stono della Compagnia quattro registri, due con l'entrata e l'uscita dell'anno 1785, uno col titolo « Vicinie della Venerabile Com­pagnia della Beata Vergine eretta in Santa Maria Valverde di Marano », contenente al­cuni incanti di pezze di terra, e uno con poche pagine scritte negli anni 18oo e 18o6.

L'origine della Chiesa è assai antica, né priva di valore l'ipotesi che essa, nella sua primitiva forma, sia sorta, se non sulle ro­vine, almeno nelle vicinanze del tempio pa­gano in onore di Minerva.

Ampliamenti e modifiche successive portarono la chiesa alla struttura attuale, so­bria, dignitosa e in ottimo stato di conser­vazione.

Nell'interno, è venerata la miracolosa statua della Madonna col Bambino, che ri­sale al 1516 e reca questa iscrizione: « QUE­STA MADONA A FATO FARE LA CHOMPAGNIA DE S. MARIA DE VALVERDA DE CHASTELO DA MARAN DE MDXVI ». Un notevole rifacimen­to del tempio avvenne nel 1682, come si può rilevare dall'iscrizione posta sopra l'al­tare maggiore, di gusto barocco:

« D.O.M. ; AC B.M.V. / DIC. / COM. AERE FREC. / A.D. MDCLXXXII » (Tempio dedicato a Dio Ottimo Massimo e alla Beata Maria Vergine, costruito con pubblico danaro nell’'anno del Signore 1682).

Il 18 dicembre 1752 venne eretta in que­sta Chiesa la « Pia Unione di S. Francesco » per la pratica del santo perdono d'Assisi.

L'altare della navata di sinistra è dedi­cato ancor oggi a S. Francesco.

Il 13 marzo 1824 il parroco don Gaspa­re Baciga, a seguito dell'insistenza della po­polazione, istituì il triduo per poter « pla­care le grandinate devastatrici delle campa­gne, fermare i flagelli, implorare la divina misericordia e il perdono dei peccati ad intercessione della Madonna ».

L'ampliamento del sagrato risale al 1842. Nel 1843 il Comune si impegnava di con­correre al mantenimento del capellano, es­sendo ritenuto l'oratorio di S. Maria di Val­verde di « ragione comunale ».

E' dell'aprile del 1873 il permesso for­male concesso dai proprietari dei terreni che costeggiano la cima del Monte Castelon, per il passaggio della processione con la statua della Vergine attraverso i propri fondi.

La tradizione della processione che sì sno­da attorno al Castelon, mentre dalla cima dello stesso monte lo sparo dei « trombo­ni » accompagna la statua della Madonna, costituisce una delle espressioni più caratteristiche a conclusione delle maggiori festi­vità.

Nel 1883 la Sacra Congregazione dei Ri­ti concesse la Messa votiva alla Madonna nella domenica del triduo ultima di aprile o prima di maggio.

Lavori recenti sono stati eseguiti con lo appoggio della Sovrintendenza ai Monumen­ti e con il contributo dell'Amministrazione Comunale, per il rifacimento del tetto e per la sistemazione delle strutture murarie. La popolazione ha contribuito per la nuova pavimentazione del presbitero e delle sa­crestie, nonché per la pregevole decorazio­ne dell'intera chiesa, eseguita nel 1966.

Quando l'Autorità ecclesiastica determi­nò la soppressione di alcune feste; tra cui anche quella del 25 marzo, dedicata alla Annunciazione della Madonna, il popolo di Marano non gradì questa disposizione.

Mentre il clero, obbediente agli ordini del Vescovo, non salì quel giorno al San­tuario per le funzioni di rito, molti devoti della Madonna vi salirono ugualmente e ce­lebrarono le funzioni religiose senza il Sa­cerdote.

La domenica successiva il parroco, don Luigi Scartozzoni, non poté fare a meno di deplorare l'accaduto, ma poi, riferita la cosa al Vescovo per le sanzioni canoniche, si sentì dire dal Cardinale B. Bacilieri che, se era avvenuto quanto riferito, ciò era da attribuirsi senza dubbio ad una esuberante devozione alla Madonna e della cosa non se ne parlò più.

Ogni domenica viene celebrata in questa Chiesa una S. Messa, ma le festività più so­lenni sono la cosiddetta festa di S. Marco, celebrata la domenica successiva alla com­memorazione dell'Evangelista, e preceduta da un triduo a cui tutta la popolazione par­tecipa con frequenza e devozione ammirevo­li e la festività della Madonna Assunta, il 15 agosto.

Specialmente nei momenti di particolare difficoltà la popolazione si raccoglie attor­no alla Vergine con tridui speciali di pre­ghiere.

I benefici spirituali sono custoditi nel se­greto del cuore di ogni devoto; quelli ma­teriali sono comprovati anche dai numero­si « ex voto » che si conservano nel San­tuario. Tra questi ve ne sono due che han­no un particolare significato.

Già si è accennato alla tradizione dello sparo con i « tromboni » durante il passag­gio della processione con la statua della Ver­gine. Il 13 maggio 1925, alle ore 15, men­tre sfilava la processione intorno al Caste­lon, il detto « Tomelin » (così era chiamato uno dei «tromboni») andò in frantumi, la­sciando però illesi quelli dello sparo e i loro compagni. Un tal fatto venne attribuito a grazia singolare della portentosa protezione della Vergine.

Il secondo « ex voto » ricorda un fatto accaduto il 6 dicembre 1944. Sotto una pioggia torrenziale salivo dalla parrocchia di Marano alla frazione di S. Rocco per celebrarvi la S. Messa. Arrivato in località Caste­gnin, con mia grande sorpresa vidi la zona presidiata da soldati tedeschi. Appena arrivai alla Chiesa di S. Rocco fui subito avvertito della gravità della situazione: i tedeschi, informati da una lettera anonima che nella contrada di S. Rocco dovevano trovarsi alcuni inglesi, avevano presidiato la contrada stessa con intenzioni di evidente rappresaglia. Come giunsi in chiesa fui invitato a presentarmi dal Comandante tedesco che si trovava sotto il portico della famiglia Coati. In quel luogo vidi, con mio stupore e con viva apprensione, radunati tutti gli uomini e i ragazzi della contrada.

Il Comandante mi disse che se non fossero stati consegnati i prigionieri inglesi, avrebbe deportato gli uomini in Germania e bruciato la contrada. Risposi che a San Rocco e nei dintorni non si trovavano inglesi, perché per tornare in patria avrebbe­ro dovuto seguire altra strada; assicurai ad ogni modo che avrei fatto le ricerche più accurate e poi avrei riferito.

Il Comandante capì la mia argomentazio­ne, ma insisté ugualmente per condurre a Fumane (sede del locale Comando tedesco) gli uomini che, nel frattempo, erano stati fatti salire, quasi tutti su di un camion.

Ribadii allora che nessuno doveva essere portato via, fino a che non avessi espletato le ricerche. Il Comandante, dopo lungo ter­giversare si adattò alla proposta.

Dopo qualche giorno i tedeschi partirono da Fumane e traemmo un profondo respiro di sollievo per lo scampato pericolo.

Nelle ore liete e tristi della vita i Mara­nesi ancora oggi - continuando una tradi­zione secolare, profondamente radicata, di filiale devozione alla Vergine - salgono in questo tempio a pregare, a ringraziare, a im­plorare e a sperare.