S. MARIA
VALVERDE a cura di
MICHELE CASTELLANI
Il
Vicariato della Valpolicella
comprendeva tre Piovadeghi (chiesa matrici con fonte battesimale):
S. Giorgio, S. Floriano e Negrar -
Marano
faceva
parte del piovadego di S. Floriano.
Nell'estimo del Clero del 3 luglio 1679, sono nominati i tre oratori
dipendenti dalla Chiesa parrocchiale di Marano:
S. Maria
Valverde, S. Giorgio
in
contrada Purano e S. Rocco nella contrada omonima.
S.
Maria Valverde
godeva di
un legato di certa Ricca Fasoli, consistente in due minali, una
quarta e due quartaroli di frumento per dodici messe annue da
celebrarsi ogni primo sabato del mese. Certa Innocenza Fasoli legò
invece tre ducati all'anno per altre quattro messe, le quali
dovevano essere celebrate, sempre nella Chiesa di S. Maria, dal
Rettore (estimo del 1724) della Pieve, filiale di Marano. Questa
chiesa ebbe anche una «Compagnia laicale» dello stesso nome, che
ancora esisteva il 10 aprile
18o6, indi, come tutte le altre « compagnie » fu soppressa da
Napoleone ed i suoi beni furono incamerati.
Presso gli
antichi Archivi Veronesi esistono della Compagnia quattro registri,
due con l'entrata e l'uscita dell'anno 1785, uno col titolo «
Vicinie della Venerabile Compagnia della Beata Vergine eretta in
Santa Maria Valverde di Marano », contenente alcuni incanti di
pezze di terra, e uno con poche pagine scritte negli anni 18oo e
18o6.
L'origine
della Chiesa è assai antica, né priva di valore l'ipotesi che essa,
nella sua primitiva forma, sia sorta, se non sulle rovine, almeno
nelle vicinanze del tempio pagano in onore di Minerva.
Ampliamenti e modifiche successive portarono la chiesa alla
struttura attuale, sobria, dignitosa e in ottimo stato di
conservazione.
Nell'interno, è venerata la miracolosa statua della Madonna col
Bambino, che risale al 1516 e reca questa iscrizione: «
QUESTA MADONA A FATO FARE LA CHOMPAGNIA DE S. MARIA DE VALVERDA DE
CHASTELO DA MARAN DE MDXVI
». Un
notevole rifacimento del tempio avvenne nel 1682, come si può
rilevare dall'iscrizione posta sopra l'altare maggiore, di gusto
barocco:
« D.O.M. ; AC B.M.V. / DIC. / COM.
AERE FREC. / A.D. MDCLXXXII »
(Tempio
dedicato a Dio Ottimo Massimo e alla Beata Maria Vergine, costruito
con pubblico danaro nell’'anno del Signore 1682).
Il 18
dicembre 1752 venne eretta in questa Chiesa la « Pia Unione di S.
Francesco » per la pratica del santo perdono d'Assisi.
L'altare
della navata di sinistra è dedicato ancor oggi a S. Francesco.
Il 13
marzo 1824 il parroco don Gaspare Baciga, a seguito dell'insistenza
della popolazione, istituì il triduo per poter « placare le
grandinate devastatrici delle campagne, fermare i flagelli,
implorare la divina misericordia e il perdono dei peccati ad
intercessione della Madonna ».
L'ampliamento del sagrato risale al 1842. Nel 1843 il Comune si
impegnava di concorrere al mantenimento del capellano, essendo
ritenuto l'oratorio di S. Maria di Valverde di « ragione comunale
».
E'
dell'aprile del 1873 il permesso formale concesso dai proprietari
dei terreni che costeggiano la cima del Monte Castelon, per il
passaggio della processione con la statua della Vergine attraverso i
propri fondi.
La
tradizione della processione che sì snoda attorno al Castelon,
mentre dalla cima dello stesso monte lo sparo dei « tromboni »
accompagna la statua della Madonna, costituisce una delle
espressioni più caratteristiche
a conclusione delle maggiori festività.
Nel 1883
la Sacra Congregazione dei Riti concesse la Messa votiva alla
Madonna nella domenica del triduo ultima di aprile o prima di
maggio.
Lavori
recenti sono stati eseguiti con lo appoggio della Sovrintendenza ai
Monumenti e con il contributo dell'Amministrazione Comunale, per il
rifacimento del tetto e per la sistemazione delle strutture murarie.
La popolazione ha contribuito per la nuova pavimentazione del
presbitero e delle sacrestie, nonché per la pregevole decorazione
dell'intera chiesa, eseguita nel 1966.
Quando
l'Autorità ecclesiastica determinò la soppressione di alcune feste;
tra cui anche quella del 25
marzo, dedicata alla Annunciazione della Madonna, il popolo di
Marano non gradì questa disposizione.
Mentre il
clero, obbediente agli ordini del Vescovo, non salì quel giorno al
Santuario per le funzioni di rito, molti devoti della Madonna vi
salirono ugualmente e celebrarono le funzioni religiose senza il
Sacerdote.
La
domenica successiva il parroco, don Luigi Scartozzoni, non poté fare
a meno di deplorare l'accaduto, ma poi, riferita la cosa al Vescovo
per le sanzioni canoniche, si sentì dire dal Cardinale B. Bacilieri
che, se era avvenuto quanto riferito, ciò era da attribuirsi senza
dubbio ad una esuberante devozione alla Madonna e della cosa non se
ne parlò più.
Ogni
domenica viene celebrata in questa Chiesa una S. Messa, ma le
festività più solenni sono la cosiddetta festa di S. Marco,
celebrata la domenica successiva alla commemorazione
dell'Evangelista, e preceduta da un triduo a cui tutta la
popolazione partecipa con frequenza e devozione ammirevoli e la
festività della Madonna Assunta, il 15 agosto.
Specialmente nei momenti di particolare difficoltà la popolazione si
raccoglie attorno alla Vergine con tridui speciali di preghiere.
I benefici
spirituali sono custoditi nel segreto del cuore di ogni devoto;
quelli materiali sono comprovati anche dai numerosi « ex voto »
che si conservano nel Santuario. Tra questi ve ne sono due che
hanno un particolare significato.
Già si è
accennato alla tradizione dello sparo con i « tromboni » durante il
passaggio della processione con la statua della Vergine. Il
13
maggio
1925, alle ore 15, mentre sfilava la processione intorno al
Castelon, il detto « Tomelin » (così era chiamato uno dei
«tromboni») andò in frantumi, lasciando però illesi quelli dello
sparo e i loro compagni.
Un tal fatto venne attribuito a grazia singolare della portentosa
protezione della Vergine.
Il secondo « ex voto » ricorda un
fatto accaduto il 6 dicembre 1944. Sotto una pioggia torrenziale
salivo dalla parrocchia di Marano alla frazione di S. Rocco per
celebrarvi la S. Messa. Arrivato in località Castegnin, con mia
grande sorpresa vidi la zona presidiata da soldati tedeschi. Appena
arrivai alla Chiesa di S. Rocco fui subito avvertito della gravità
della situazione: i tedeschi, informati da una lettera anonima che
nella contrada di S. Rocco dovevano trovarsi alcuni inglesi, avevano
presidiato la contrada stessa con intenzioni di evidente
rappresaglia. Come giunsi in chiesa fui invitato a presentarmi dal
Comandante tedesco che si trovava sotto il portico della famiglia
Coati. In quel luogo vidi, con mio stupore e con viva apprensione,
radunati tutti gli uomini e i ragazzi della contrada.
Il Comandante mi disse che se non
fossero stati consegnati i prigionieri inglesi, avrebbe deportato
gli uomini in Germania e bruciato la contrada. Risposi che a San
Rocco e nei dintorni non si trovavano inglesi, perché per tornare in
patria avrebbero dovuto seguire altra strada; assicurai ad ogni
modo che avrei fatto le ricerche più accurate e poi avrei riferito.
Il
Comandante capì la mia argomentazione, ma insisté ugualmente per
condurre a Fumane (sede del locale Comando tedesco) gli uomini che,
nel frattempo, erano stati fatti salire, quasi tutti su di un
camion.
Ribadii
allora che nessuno doveva essere portato via, fino a che non avessi
espletato le ricerche. Il Comandante, dopo lungo tergiversare si
adattò alla proposta.
Dopo
qualche giorno i tedeschi partirono da Fumane e traemmo un profondo
respiro di sollievo per lo scampato pericolo.
Nelle ore
liete e tristi della vita i Maranesi ancora oggi - continuando una
tradizione secolare, profondamente radicata, di filiale devozione
alla Vergine - salgono in questo tempio a pregare, a ringraziare, a
implorare e a sperare.
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